
Commissione Moro 2 - XVI legislatura
Una commissione di 60 membri
Per la quarta volte una Commissione Parlamentare di Inchiesta si interessa della vicenda Moro. Dopo due Commissioni specifiche e la Commissione Stragi, questa volta è la Commissione Antimafia a tornare ad indagare sui 55 giorni del rapimento ed in particolare ad individuare "terze forze riferibili a organizzazioni criminali". Ancora una volta si privilegiano oponabile ragionamenti logici all'analisi dei fatti.

ll 30 maggio 2014 venne istituita una Commissione Parlamentare di inchiesta con lo scopo di tornare ad indagare sul rapimento e l'uccisione di Aldo Moro.
Il Parlamento italiano aveva già indagato sulla morte del Presidente della Dc con altre due Commissioni di inchiesta: La prima fu istituita a novembre del 1979, i suoi lavori si conclusero con una relazione di maggioranza ed una di minoranza nel giugno del 1983.
I parlamentari tornarono ad occuparsi della vicenda Moro nell'ambito dei lavori della Commissione d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, comunemente denominata "stragi"; Istituita nel maggio 1988 si chiuse a febbraio del1992 con la presentazione di quattro relazioni riepilogative dei lavori svolti riguardanti le vicende Ustica, Gladio; terrorismo in Alto Adige, ed appunto la vicenda Moro.
L'istituzione, di una nuova Commissione era richiesta da anni da una parte dell'opinione pubblica che sosteneva , e sostiene ancora, che i 5 processi e le due Commissioni di inchiesta non erano riusciti a fare luce sul reale svolgimento dei fatti
Nel corso del 2013 il caso Moro tornò più volte agli onori della cronaca, a seguito di dichiarazioni che annunciavano sviluppi clamorosi.
Nel libro di Ferdinando Imposimato “I 55 giorni che hanno cambiato l'Italia”, uscito nella primavera di quell'anno, si riporta la testimonianza di Giovanni Ladu. Ladu, militare di leva al tempo del rapimento Moro, afferma che i servizi segreti italiani erano a conoscenza della prigione di Moro, in via Montalcini, e che lui stesso passò più giorni, in uno stabile nelle vicinanze, a sorvegliare l'appartamento in cui era rinchiuso il Presidente della DC. Inspiegabilmente, sempre secondo Ladu, pochi giorni prima dell'uccisione di Moro arrivò l'ordine di smantellare la postazione ed abbandonare così Moro al suo destino.
Pochi mesi dopo Vitantonio Raso, uno degli artificieri giunti in Via Caetani per controllare la Renault Rossa col cadavere di Moro, nel suo libro di memorie “ La bomba umana” dichiara che la scoperta dell'auto con dentro Moro andava anticipata di alcune ore. Cossiga sarebbe, infatti, arrivato in via Caetani una prima volta, in gran segreto, nelle prime ore del mattino e poi tornato intorno a mezzogiorno “per mettere in scena il ritrovamento ufficiale”.
A completare la serie di rivelazioni “bomba” , nel marzo 2014, l'ex ispettore di polizia Enrico Rossi in varie interviste, denuncia il boicottaggio, da parte delle alte gerarchie delle forze dell'ordine, al riguardo le indagini, da lui svolte, sul contenuto di una lettera giunta al quotidiano “La Stampa” . Nella lettera un anonimo racconta di due agenti dei servizi segreti presenti in via Fani, a cavallo della ben nota moto Honda. I due, sempre secondo la lettera, sarebbero stati alle dirette dipendenze del famoso colonnello Guglielmi più volte citato nella vicenda Moro. La moto Honda e la lettera anonima
Sfruttando l'emozione suscitata nell'opinione pubblica, dalle suddette dichiarazioni, e il pressing di alcuni deputati, senza aspettare i risultati della inchieste, doverosamente aperte dalla magistratura, si è proceduto, alla formazione della nuova commissione, dichiarando che anche le ultime rivelazioni confermavano quanto ancora ci fosse da indagare sull'uccisione di Moro.
La nuova commissione vide la nascita tra mille polemiche. Tante sono state le prese di posizione che hanno definito assolutamente inutile un' indagine a 40 anni di distanza dall'epoca degli avvenimenti,
Una parte cospicua degli storici che studiato il caso Moro dichiararono che la ricostruzione di quanto avvenuto nella primavera del 1978 corrisponde alla realtà. Dello stesso parere furono alcuni magistrati che hanno svolto indagini in merito
La nuova inchiesta suscitò invece un grandissimo entusiasmo tra i parlamentari tanto da creare una commissione "mostre" formata da ben 60 membri. Un numero abnorme il più alto di tutte le commissioni di inchiesta della storia repubblicana. Basti pensare che le due precedenti commissioni erano composte da 40 commissari ,ovvero un terzo in meno !!! Bisogna comunque rilevare che per la partecipazione alla commissione non era previsto nessun compenso supplementare e le sedute non dovevano incidere sui lavori delle assemblee.
La commissione nella prima relazione ha così giustificato l'elefantiasi del nuovo organo:
La scelta di prevedere un così elevato numero di componenti senza precedenti, nel nostro ordinamento, per una Commissione d’inchiesta è stata giustificata con l’esigenza di assicurare la più ampia partecipazione all’inchiesta su una vicenda di rilievo drammaticamente cruciale per la storia del nostro Paese
Ebbene, se lo scopo dell'elevato numero dei componenti era la partecipazione, bisogna dire che è miseramente fallito. Un numero elevatissimo di commissari non è mai intervenuto in nessuna delle sedute, e molti altri sono intervenuti in maniera del tutto sporadica. (1)
Da un'analisi seppur sommaria dei resoconti stenografici delle audizioni ci si rende conto che il M5S ha preso la parola raramente, principalmente con i suoi esponenti Lucidi e Cominardi, lo stesso dicasi di Forza Italia intervenuta solo in alcune occasioni, spesso con Maurizio Gasparri.
Di fatto la commissione è stata gestita quasi da un solo partito: il PD. Nelle varie audizioni ricorrono sempre i nomi degli stessi commissari: Fioroni, presidente della commissione, Grassi, Fornaro, Lavagno, Corsini, Gotor, Bolognesi, Carrà tutti del partito democratico.
La commissione istituita nel 2014 per una durata di 24 mesi fu prorogata fino al termine della legislatura ovvero il 2018, ha effettuato 164 sedute plenarie per complessive 251 ore ed oltre 110 audizioni. Nel complesso la documentazione acquisita ammonta a 2.250 unità documentali, per un totale di 700.000 pagine.
Malgrado la lunga durata ed il termine naturale della legislatura i commissari hanno proposto solo tre relazioni annuali riepilogative dei lavori svolti nel periodo. Non è stata invece redatta un relazione finale in cui esporre organicamente quanto appurato e le relative conclusioni.
Infine bisogna dire che i costi della commissione sono stati relativamente contenuti , gli stanziamenti decisi per legge ammontano a 70.000 euro. Ai quali si devono aggiungere i costi diretti o indiretti del gruppo dei collaboratori a disposizione dei commissari composto da tre ufficiali di collegamento con le forze di polizia, ed un magistrato che hanno lavorato a tempio pieno, sei magistrati e quindici tra esperti in discipline di interesse e ufficiali di polizia giudiziaria hanno prestato la loro opera a tempo parziale.
Note:
1) Bisogna precisare che non essendo verbalizzati i nomi dei commissari partecipanti alle sedute il dato si riferisce non alle presenze in aula ma agli interventi nelle audizioni